Il bacino inquinato, e le bonifiche che tardano
Nel mese di ottobre 2022 abbiamo documentato con foto e video (tramite pagina FB) i bordi, gli argini e il fondo nord del bacino scuri e ancora coperti di cumuli di sostanze (ceneri e bitume), pozze rossastre, oltre a un fusto abbandonato.
Tra settembre e ottobre è stata rimossa la vegetazione, aspirata l'acqua, e "livellato" il terreno nella parte a monte. Senza però procedere ad alcuno "scotico/scarifica" cioè senza togliere il terreno melmoso e intriso di quelli che le autorità chiamavano "oli vegetali". Questo veniva fatto soprattutto per permette alla Snam di fare lavori di manutenzione a un tubo interrato, ma poi tutto tornò come prima, l'acqua piovana riempì il aghetto, ecc..ecc.
A procedere ai lavori abbiamo visto i mezzi della Ecodemolizioni di Rimini.
Nel novembre 2021 infatti una delibera 2982/2021 dell'URF affidava alla Petroltecnica, lavori per 80 mila euro (!): "scarifica del fondo vasca, per una profondità compresa tra i 10 e 20 cm, con accumulo del terreno su telo impermeabile per il campionamento e successiva caratterizzazione, f.p.o di telo impermeabile per accumulo terreno per caratterizzazione, compresa rimozione e smaltimento finale del telo, campionamento ed esecuzione analisi chimiche di caratterizzazione del materiale, sistemazione in loco del terreno non contaminato del materiale precedentemente rimosso."
Ma questi lavori, dopo un anno, non erano stati ancora compiuti. Ma la ditta era stata pagata con gli 80 mila euro previsti nella delibera di novembre 2021?
Nel Consiglio Comunale del 29 novembre 2022, il consigliere Bertozzi chiede conto all'assessore Ortolani della determina dirigenziale del 10/11/2021 che aveva stabilito l'affidamento a favore della ditta Petrotecnica s.p.a. L'assessore (ad 1 ora e 39 minuti) afferma che quei soldi sono stati "impegnati ma non spesi, poiché Arpae aveva detto che non c'era bisogno di togliere il terreno".
Però l'Arpae, nella relazione tecnica relativa alle analisi svolte nel bacino, a ottobre-novembre 2022, scrisse:
Quindi nuovamente il 13 ottobre 2022 con PG 167992, l'URF aveva incaricato l’azienda Petroltecnica, a fare i lavori di scarifica di prima gestione del materiale. Nuovo giro nuova corsa...
E con quali soldi? Non lo sappiamo abbiamo fatto accesso agli atti e ad oggi (27 marzo) non abbiamo ancora il documento.
Comunque, secondo il dott Costa, ad ottobre 2022 la Petroltecnica "aveva proceduto a spianare le disomogeneità del fondo per circa la metà del bacino della parte a monte", la stessa metà della vasca dove Arpae fece analisi e quella, anche visibilmente, meno inquinata perché il bacino è in leggera pendenza e le schifezze si concentrano a valle. Ma della scarifica prevista, neppure l'ombra. Inoltre pare che la Petroltecnica lavori tramite subappalto, visto che i mezzi hanno tutti il logo della Eco-demolizioni.
Furono comunque lasciati gli argini e parte dei bordi coperti di sostanze incenerite e bituminose e intatta tutta la parte a valle. Qui il video sulla nostra pagina FB.
Nel frattempo l'assessore all'ambiente Ortolani davanti al consiglio comunale del 20 ottobre 2022 (1 ora e 15 minuti), rispondendo all'interpellanza del consigliere Bertozzi, rassicurava "non andrei a farci un bagno ma quel che resta nel laghetto non desta preoccupazione né per uomo né per l'ambiente".
I lavori, garantiva, si sarebbero conclusi entro tre settimane, massimo un mese. (A marzo 2023 non sono stati ancora compiuti).
Come gruppo Faenza Eco-logica, a scopo conoscitivo, nell'ottobre 2022 abbiamo prelevato campioni di acque (dal fondo della zona nord) e di suolo (da argine, bordo e fondo, zona sud e nord) che abbiamo fatto analizzare presso un laboratorio privato accreditato.
I risultati sono davvero preoccupanti!
Se volessimo fare un confronto con i limiti stabiliti dalla legge 152/2006 e s.m.i., gli idrocarburi pesanti rilevati dalle analisi nel suolo (15367 mg/kg), sono in concentrazioni 307 volte superiori ai limiti di legge per suoli residenziali/verde privato/pubblico (limite 50 mg/kg) e 20 volte superiori ai limiti per suoli industriali (limite 750 mg/kg), mentre il benzoapirene (idrocarburo policiclico aromatico cancerogeno) risulta sei volte superiore ai limiti per zone residenziali, verde privato/pubblico.
Gli idrocarburi pesanti trovati soprattutto ai lati, nei bordi della parte a monte e un po' dappertutto nella parte a valle NON sono oli vegetali! Né possono biodegradarsi, ma persistono nel terreno anche per anni.
Anche i valori riscontrati di metalli pesanti nelle acque (alluminio 1,25 mg/l, ferro 67,42 mg/l, manganese 6,82 mg/l) non sono confortanti dal momento che sono risultati superiori a quelli previsti dalla normativa per lo scarico in acque superficiali e (per quanto riguarda ferro e manganese) anche per lo scarico in fognatura.
A pochi metri dal laghetto abitano famiglie e si coltivano terreni e orti. In questi anni tanti animali sono morti nei pressi del laghetto, anche recentemente abbiamo visto tortore e uccelli invischiati negli idrocarburi, che non riescono più a volare, girini morti e un ambiente ostile alla vita. Il danno all'ecosistema continua ad essere gravissimo.
Tortora fotografata nei pressi del laghetto il 28 ottobre 2022 con le ali invischiate di idrocarburi e oli neri |
Il Comune ha finora pagato centinaia di migliaia di euro alla Faenza Depurazioni (gruppo Tampieri) per la depurazione delle acque del bacino, senza, a quanto pare, risolvere il problema. E comunque, se non si rimuove il terreno intriso di idrocarburi, l'acqua torna ad inquinarsi. (Così infatti successe e a marzo 2023 siamo daccapo)!
Con un comunicato stampa datato ottobre 2022, abbiamo quindi chiesto (invano) ad Arpae, al Comune e all'Ausl di:
-condurre indagini sulle falde, perché gli idrocarburi potrebbero essere scesi fino a contaminare le acque del sottosuolo.
-condurre indagini sulla caratterizzazione degli idrocarburi e sul rischio sanitario.
-impedire l’accesso al luogo a scopo precauzionale, dichiarando il sito inquinato e adottando tutte le azioni possibili per proteggere la fauna dagli inquinanti presenti.
-a bonifica terminata chiediamo di ripristinare la funzione di cassa di espansione e laminazione del laghetto, opera essenziale per il corretto funzionamento della rete fognaria chiara del comparto industriale, da tre anni fuori norma causa il bypass diretto sul canale Vetro.Alla luce delle analisi abbiamo presentato anche un esposto presentato ai Carabinieri Forestali, al Prefetto di Ravenna e alla Procura di Ravenna il 17/11/2022 con allegate anche le passate denunce di cittadini che non sortirono effetto.
Qui le tabelle con i valori fuori limite e il giudizio di conformità del laboratorio accreditato, di Bologna
Suolo* | Limite suolo residenziale verde pubblico privato (mg/kg) D.Lgs. 152/2006 Parte IV - Titolo V - All. 5 | Limite suolo aree industriali (mg/kg) D.Lgs. 152/2006 Parte IV - Titolo V - All. 5 | Bacino laminazione via Corgin (mg/kg) |
Idrocarburi (C12 - C40) | 50 | 750 | 15367 |
Benzo(a)pirene | 0,1 | 10 | 0,65 |
Suolo prelevato in 3 punti, per avere un campione più rappresentativo:
fondo 44°18'55.1"N 11°54'32.9"E
fondo e bordo lago 44°18'46.9"N 11°54'27.7"E
argine (camminatoio) 44°18'46.9"N 11°54'27.7"E
GIUDIZI DI CONFORMITA': (...) il terreno corrispondente al campione ricevuto mostra livelli di inquinamento NON CONFORMI ai limiti definiti dal Tab. 1 - Col. A (siti ad uso verde pubblico privato e residenziale) e NON CONFORMI ai limiti definiti dal D.Lgs. 152/2006 Parte IV - Titolo V - All. 5 - Tab. 1 - Col. B (siti ad uso industriale). (...) |
*parte nord, fondo, coordinate 44°18'55.1"N 11°54'32.9"E 44.315298, 11.90913 |
Dopo la nostra denuncia, in data 27 ottobre tecnici di Arpae hanno prelevato campioni dal bacino di laminazione di via Corgin.
I rapporti di prova ci sono stati resi noti solo il 29 novembre 2022.
L'assessore Ortolani, nel consiglio comunale del 29/11, disse che i risultati erano tutti a norme di legge, e nel bacino (di nuovo) non c'era nulla di pericoloso senza chiarire esplicitamente che le analisi erano state fatte su solo metà bacino. La relazione tecnica, da noi letta tramite accesso agli atti, spiegava invece che le analisi erano state fatte solo nella parte a monte, quella anche visibilmente meno inquinata. Le analisi Arpae, sono comunque preoccupanti, pur fatte nella parte meno "sporca".
- L'antimonio, metalloide tossico per uomo e animali, è a 33 mg/kg nell'area 2, quindi superiore ai limiti consentiti in aree industriali (30 mg/kg), e in tutti gli altri campioni è superiore ai limiti consentiti nel verde pubblico (10). Ricordiamo che il bacino è solo formalmente area industriale, ma nessuna industria si è mai insediata sopra questa area, nella realtà è sempre stata un'area verde, umida e popolata da molti animali (finché la marea nera dell'incendio del 2019 non ha fatto una strage).
- Gli idrocarburi pesanti sono in tutti i campioni Arpae superiori (243, 347, 218, 271 mg/kg) a quelli consentiti nelle aree verdi, o residenziali. Ricordiamo che i campioni da noi analizzati, nell'area a valle, nel terreno nero e viscoso, danno invece idrocarburi pesanti (15367 mg/kg) molto sopra ai limiti delle zone industriali (750).
- Diossina e furani, nelle analisi Arpae, sono nel campione Aera 2 del valore di 7,8 ng/Kg TE, superiori ai limiti per suoli agricoli (6 ng/kg TE). Quindi diossine e furani, sostanze cancerogene, pericolose, non biodegradabili e bioaccumulabili, sono presenti. E non possiamo sapere se questa diossina è stata portata lì solo dall'incendio o anche dai fumi delle aziende vicine. Ricordiamo che in quella zona ci sono molti terreni coltivati.
- Zinco nelle aree 1 e 2 è superiore (227, 176 mg/kg) ai limiti delle zone verdi (150 mg/kg)
- IPA (idrocarburi policiclici aromatici) sono in tutti i campioni (6,37, 8,83, 4,77, 3,66) superiori ai limiti di suolo verde (1 mg/kg)
E quindi perché l'assessore ha detto che non c'era neppure una sostanza sopra ai limiti dei suoli industriali?
Nel rivolgersi al pubblico presente in aula di consiglio, l'assessore aveva inoltre intimato i cittadini presenti a "non prelevare campioni di acqua o suolo" per fare analisi indipendenti.
Forse l'assessore dimenticava che spesso e volentieri è proprio grazie ai comitati e alle associazioni che in tutta Italia vengono alla luce fenomeni di Inquinamento occultati dalle autorità competenti.
A dicembre 2022 con una ulteriore sfilza di delibere, incalzati dai Forestali che dopo le nostre denunce stanno monitorando il sito, si affidano i seguenti lavori:
Altro problema: con il bacino di laminazione fuori uso da anni, le acque chiare con i reflui (in teoria già depurati) che derivano dal comparto industriale, vanno a finire direttamente nel Fosso Vecchio e poi nel CER (Canale Emiliano Romagnolo) per irrigare i campi, bypassando il bacino inquinato. Questo oltre ha aggravato negli anni lo stato di inquinamaento del Fosso Vecchio, e quindi dei campi da esso irrigati (la Coldiretti ha spesso protestato).
Il Comune devono quindi sottostare a una "servitù" con Tampieri, che ha inglobato questo canale storico.
Il Comune ora promette entro fine anno 2023 la fine della bonifica, la rimessa in funzione del bacino, e la costruzione di un canale esterno allo stabilimento. Insomma, una gran confusione, un profluvio di soldi pubblici, mentre il bacino resta inquinato.
Uniche a guadagnarci, le ditte e le imprese coinvolte in questa mai compiuta "bonifica".
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