Le nostre osservazioni alla lottizzazione di Biancanigo (area alluvionata)
Qui di seguito le nostre osservazioni alla lottizzazione di Biancanigo, altro folle progetto in area alluvionata, che fa il paio con quello dell'orto della Ghilana. Qui di seguito:
OSSERVAZIONI alla Proposta di Accordo Operativo ex art. 4 LR 24/2017 "Area via Biancanigo” Castelbolognese, Ambito 03 del PS (inviate alla URF il 27/10/2023)
Relativamente al documento CONSIDERAZIONI RELATIVE AGLI EVENTI ALLUVIONALI DEL MAGGIO 2023 e al documento Relazione idrogeologica e verifica del tirante idraulico datato 2021
Come dimostra la fotografia a corredo, la zona di lottizzazione, che dista 250-400 metri (nel suo tratto più breve) dall'ansa del Senio è stata completamente allagata dall'alluvione del 16-17 maggio 2023. Il livello raggiunto dall'inondazione è stato 43,90 metri s.l.m, quindi 24 cm maggiore della quota di imposta stradale previsto nel nuovo insediamento (43,66 m slm).
La realtà ha quindi superato la previsione del "tirante idrico" (valore delle altezze d'acqua attesi a seguito di possibili esondazioni) che dallo studio Relazione idrogeologica e verifica del tirante idraulico datato 2021, era previsto in 43,50 m slm.
Anche il calcolo dell'altezza piogge è del tutto superato: "Considerando le caratteristiche idrologiche, morfologiche esposte nel precedente capitolo, si ipotizza a scopo cautelativo un ristagno con mancanza di deflusso per un intero giorno, con un tempo di ritorno di 200 anni, un’altezza massima di mm 15,18 su tutta l’area di lottizzazione" in realtà come detto in precedenza, a maggio 2023 l'allagamento ha superato di ben 24 cm tutta area insediamento!
Per questo la frase "non sussiste il pericolo di allagamento per i nuovi insediamenti" scritta dall'architetto Alberto Silvestrini, che compare nella "Relazione del 2021" e ribadita nelle "Considerazioni relative agli eventi alluvonali 2023" dell'agosto 2023 è una contraddizione in termini, contraddetta dalla realtà dei fatti. Se malauguratamente dovesse essere approvato, questo insediamento sarebbe a rischo di allagamento.
La stessa Valsat sottolinea che "l’area in esame è in parte soggetta a fenomeni di esondazione. Il livello di compatibilità complessivo è risultato basso."
Con una alluvione come quella di maggio 2023, le strade del progetto e gli interrati (previsti nella tipologia 2 di insediamenti), sarebbero allagate. Se dovesse succedere qualcosa di più grave anche i pianterreni sarebbero allagati.
Inoltre, questa lottizzazione implica un aumento del rischio per i quartieri limitrofi già esistenti. L'acqua che non viene assorbita dal suolo cementificato e finisce nelle fognature, nei fossi, scoli, bacini aumentando il carico di acqua da drenare, con ulteriori costi per la collettività e per le case già esistenti, visto poi che via Biancanigo si trova 45 cm più in basso rispetto alla nuova lottizzazione (43,21), verrebbe quindi a inondarsi maggiormente anche via Biancanigo. Ogni nuova cementificazione infatti riduce la capacità di assorbire acqua da parte del suolo e si ripercuote con costi per tutta la collettività.
La frase che troviamo nelle Considerazioni relativi alle alluvioni del 2023: "la variabile costituita dalla posizione della rottura dell’argine è tra tutte la più determinante ma anche quella più aleatoria" poi più avanti "l’unica difesa possibile contro eventi simili sia costituita da una efficace e adeguata manutenzione degli argini fluviali e dalla piena operatività dei bacini di espansione a monte del paese" porta all'errata conclusione che si può continuare a cementificare e costruire in zone alluvionali sperando che le opere ingegneristiche funzionino o siano presto aumentate.
Gli accordi operativi come previsto dalla legge 24/2017 devono però prevedere urbanizzazioni immediatamente attuabili: se questa urbanizzazione sarà sicura solo quando saranno realizzate le casse di espansione a monte, non è realizzabile e va rigettata.
Impedire le alluvioni non è possibile, si possono solo limitare i danni, e adattare il territorio, in primis non cementificando in zona alluvionale. Attualmente bisogna puntare a proteggere i quartieri esistenti, c'è chi propone di delocalizzarli. Sicuramente, ampliare la zona edificata a rischio è totalmente irragionevole. Non si può pensare che un' "adeguata manutenzione dei fiumi" sia sufficiente a impedire fenomeni estremi, la rottura degli argini o l'esondazione. Già attualmente è chiaro che gli argini "rifatti" non sono consolidati, e non si possono dire sicuri.
La frase nelle Considerazioni che "ribadisce inoltre la validità delle considerazioni e delle previsioni relative al tirante idrico" fa riferimento alla Relazione Idraulica e Idrogeologica, (datata 2021) che prende infatti in considerazione "il regime pluviometrico esaminando i dati critici con riferimento al tempo di ritorno pari a 100 anni", in queste tavole l'area è confinante proprio con la zona ad alto rischio di inondazione (fig8) colpite da alluvioni frequenti (fig 9), e si trova all'interno della zona che a rischio di alluvioni "poco frequenti" P2 (tempo ritorno 100-200 anni).
Però, visto che la scienza climatica sottolinea che stiamo andando incontro a una intensificazione dei fenomeni estremi, e che le alluvioni "rare" o "poco frequenti" potrebbero essere molto più frequenti di quanto finora previsto, l'insicurezza va considerata, così come il principio di precauzione. Come può il proponente garantire sul futuro quando neppure gli scienziati sanno cosa succederà? Perché esporre ad inutile rischio dei cittadini?
La relazione continua dicendo che nonostante l'area sia in potenziale pericolo, si studia il modo per realizzare seminterrati: "Effettuate le doverose verifiche della sicurezza dei fabbricati, verrà presa in considerazione la possibilità di realizzare in deroga a quanto previsto all’ art 24 del RUE la realizzazione di piani scantinati. L’analisi dell’area partirà dallo stato attuale in cui verrà determinata la quota del tirante idraulico. Il progetto conseguente alla determinazione di detta quota ha la prerogativa di indicare il giusto posizionamento altimetrico dei fabbricati anche in presenza di scantinati evitando il rischio di allagamento."
Il fatto che queste affermazioni siano state confermate anche dopo l'alluvione di maggio 2023 dà il senso della gravissima sottovalutazione del rischio da parte del proponente.
Anche la frase "mentre tutto ciò che è impermeabile verrà trattenuto in laminazione e rilasciato lentamente" è del tutto fuorviante poiché non si considera l'enorme portata di acqua che può esserci a seguito di un crollo argine o superamento dello stesso, portata che come già successo a maggio, nessuno scolo o bacino di laminazione può assorbire.
Conclusione:
A fronte di tutto quanto precedentemente esposto, riteniamo che questa sia una lottizzazione da rigettare in toto, non ci sono neppure i margini per chiedere miglioramenti: con l'aumento dei fenomeni estremi a causa della crsi climatica in atto, nessuno può garantire la sicurezza idraulica di chi abita a poche centinaia di metri dal fiume, inoltre il consumo di suolo in zona alluvionale rappresenta un un danno per tutta la collettività e un esempio di pessima gestione del suolo.
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